Cortona Comics 2025

Ora qui dovrei romanzare un po’ di Daniele Caluri. E invece non c’è niente di particolare da raccontare, se non di una passione sconfinata verso il disegno, la pittura, la costruzione di un’immagine. Che nasce insieme a me, nel 1971, a Livorno, che mi consente di vivere disegnando fumetti o realizzando illustrazioni, e che non ha mai smesso di condizionare il modo che ho di guardare la realtà, come succede probabilmente a chi fa il mio stesso lavoro. Quando vedete una persona che fissa lo sguardo su qualcosa avete due possibilità: o è un maniaco – e in quel caso forse è opportuno prendere le giuste precauzioni – o è un disegnatore, e allora potete stare tranquilli. Il fatto è che aver a che fare con il disegno significa osservare le cose per smontarle, comprenderne le parti, soppesarne funzioni e relazioni e, quando va bene, capirle e memorizzarle. Lo sguardo di un disegnatore (di un fumettista più che mai) sostanzialmente è una rapina ai danni dell’oggetto osservato, e il bottino si misura in termini di dettagli che entrano a far parte di un archivio preziosissimo fatto di nasi, giacche, fogliame, comodini, capigliature e via dicendo. Non penso ci sia un limite alla quantità di immagini accumulabili, pronte a esser tirate fuori per costruire da cose minuscole a interi mondi.

Ecco perché quando mi viene chiesto a quali maestri mi ispiri non so mai cosa rispondere. Certo, ci sono disegnatori o pittori che hanno colpito la mia immaginazione più di altri, ma nei lavori a cui mi dedico finiscono anche cose che col disegno hanno apparentemente poco a che fare: un film, una canzone, una girata in campagna, una pubblicità, il mare, la vita in genere. Perché un conto sono le singole immagini rapinate, un altro il modo in cui si decide di assemblarle, e lì l’analisi risulta pressoché impossibile.

Ed ecco anche perché non sono mai stato in grado di focalizzarmi su di un unico aspetto del disegno – il fumetto comico, quello d’avventura, l’illustrazione – o su uno stile granitico e immediatamente riconoscibile. Mi è semplicemente necessario, ogni tanto, mettermi in discussione, buttare a mare i risultati e ripartire da un altro punto. Perché solo così riesco ad alimentare la creatività.

Altri ospiti